La manipolazione vertebrale, che viene definita anche con il nome di thrust (= spinta), è un approccio basato su una spinta ad alta velocità e bassa ampiezza (HVLA).
Le HVLA hanno un importante azione neurofisiologica regolatorice; sembra infatti che ci sia un'importante attivazione del sistema nervoso autonomico parasimpatico, immediatamente dopo l'esecuzione della tecnica.
Grazie alla sua azione neuromodulatrice, il thrust osteopatico è utilizzato allo scopo di ridurre la facilitazione midollare che affligge uno o più segmenti scheletrici. La neuro-facilitazione causa ipereccitabilità non solo all’area interessata, ma anche ad altri distretti funzionali del corpo, come organi e altre regioni muscolo-scheletriche.
La chiave per eseguire in modo appropriato una manipolazione con la massima efficacia e con i minimi effetti collaterali è la capacità di fare un’attenta valutazione iniziale. Un
inquadramento anamnestico è sempre il primo punto da cui partire, meglio se in seguito ad una visita medica. L’osteopata deve poi essere in grado di effettuare una corretta valutazione
posturale statica e dinamica, associata ad una valutazione palpatoria. Solo in seguito a tutto ciò sarà in grado di scegliere l’approccio più idoneo, caso per caso.
L'operatore specializzato in terapia manuale, grazie ad un accurata valutazione personalizzata, potrà decidere se e quando applicare tecniche di mobilizzazione e/o di
manipolazione, tenendo presente le problematiche, gli obiettivi e le caratteristiche del paziente.
Per comprendere meglio il tipo di disfunzione somatica gestibile con tecniche di manipolazione (HVLA), è necessario comprendere il concetto di barriera. Il concetto di barriera si riferisce alla capacità di movimento di un’articolazione durante un movimento normale ed in presenza di una restrizione. Queste capacità di movimento vengono valutate durante la valutazione palpatoria nei termini di qualità e quantità di movimento.
L’approccio alla manipolazione prevede 4 aspetti fondamentali:
- il posizionamento iniziale;
- l’impegno e l’accumulo delle barriere;
- l’accumulazione delle forze;
- il thrust correttivo finale.
Il rumore, o schiocco articolare, può accompagnare l’uso regolare dell’ articolazione e comparire quando il movimento articolare è indotto da un’operatore (Osteopata, Chiropratico, Fisioterapista) che tratta con una manipolazione un’area specifica.
Spesso , ma non sempre, lo “schiocco”, fa prevedere il successo del trattamento. La produzione di rumore può essere solo il risultato del travaso incidentale delle forze del trattamento fino ad un’articolazione sopra o sotto la disfunzione d’interesse. Analogamente, la mancanza di “schiocco” udibile non significa che la barriera restrittiva non sia stata trattata con successo.